Il folle match di carnevale
- baldifederico
- 23 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min

“La tradizione non consiste nel conservare le ceneri, ma nel mantenere viva una fiamma”, è quello che sosteneva Jean Jaures, politico francese attivo a cavallo del ‘900; ogni paese che si rispetti, ogni nazione, ogni regione, conserva una qualche tradizione dal passato; serve a mantenere un legame, un legame con la propria terra, a far valere le proprie origini. Spesso si rievocano e si rivivono tradizioni millenarie, che riportate ai giorni nostri appaiono insensate, ma nonostante ciò spingono centinaia e centinaia di persone ad attenderle per giorni e giorni, a riunirsi e a riviverle con passione. Nella piccola cittadina di Ashbourne, nel Derbyshire inglese, ogni anno, nel martedì grasso e nel mercoledì delle ceneri, una di queste tradizioni viene rievocata da tutti gli abitanti della città: si dice che tutto risalga al 1667, quando dopo ogni esecuzione tenuta nella piazza del paese, le persone si affollavano sotto il patibolo per accaparrarsi la testa del condannato giustiziato dalla ghigliottina, una tradizione macabra, che forse non corrisponde pienamente alla realtà: fatto sta che ancora oggi, in quei giorni, la gente si riunisce in quella piazza e con le braccia tese al cielo cerca di accaparrarsi un qualcosa.

No, non si tratta più ovviamente di una testa mozzata, ma di una palla. Tutta quella gente però è divisa virtualmente in due squadre, gli abitanti del sud (Down'Ards) e gli abitanti del nord (Up'Ards), la linea che segna la distinzione tra le due squadre è il fiume Henmore, che si trova al centro della città, per partecipare non è essenziale essere nati lì, basta scegliere da che parte stare. Nei due giorni di partita si gioca dalle 14:00 alle 22:00, senza interruzione, l'unico obiettivo è portare la palla fino alla propria meta, che consiste in una macina di un vecchio mulino, sbattendola per tre volte sulla pietra per segnare un gol, a Sturston Mill per gli Up'Ards e a Clifton Mill per i Down'Ards; il problema è che le due “porte da gioco” si trovano a tre miglia di distanza l'una dall'altra, così tutto il paese diviene campo da gioco. La palla raramente è calciata, portata o lanciata, troppa è la gente che si ammassa per conquistarla, spesso infatti si muove per la città in una serie di “abbracci” come in una gigantesca mischia da rugby. Le partite raramente si chiudono con un punteggio superiore all'1-0, segnare un gol è infatti complicatissimo e i pochi fortunati che riescono a segnarne almeno uno nella vita, saranno riconosciuti per sempre da tutti come degli eroi.

Ogni match è sentitissimo dalla gente del paese, che tenta davvero di tutto per riuscire quantomeno a toccare la palla una volta; le regole sono poche, ma assolutamente da rispettare: "non si possono commettere omicidi", così recita il regolamento, non si può trasportare la palla su un veicolo a motore, la palla non può essere nascosta in borse, vestiti ecc. cimiteri e giardini commemorativi sono le uniche parti della città in cui non si può giocare ed infine, giocare dopo le 22:00 è vietato.

Lo “Shrovetide Football Match” dal 1928 assunse il denominativo di “Royal” in quanto la tradizione, che prevedeva che la palla fosse lanciata tra la folla da un personaggio di spicco, vide in quell'anno il principe di Galles dare il via alle danze, evento che si è ripetuto nel 2003, quando fu addirittura il principe Carlo ad aprire i giochi, dopo che l'inno della manifestazione “God save the Queen”, era stato cantato da tutta la piazza a squarciagola. Questo particolare match “di carnevale”, è davvero sentito da quelle parti, quasi fosse un rito per proseguire bene l'anno: una banale palla di sughero diventa per due giorni l'oggetto più ambito da un intero paese, centinaia di adulti, bambini, donne e uomini, si ammassano selvaggiamente per le vie e per il fiume della città per accaparrarsi il tanto ambito pallone, ognuno con l'obiettivo di portarlo al proprio mulino di appartenenza. Un evento affascinante, ricco di passione, un appuntamento unico, una festa “Beyond Sport”.

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