USA e Europa: tifo diverso, mondi diversi.
- Leonardo Burberi
- 7 feb 2018
- Tempo di lettura: 3 min
La concezione europea di tifo, qualsivoglia sia lo sport preso in considerazione, si rifà sempre (almeno per una parte dei tifosi coinvolti) quasi ad una dimensione “religiosa”: la società sportiva si trasforma da semplice squadra e il tifo diventa qualcosa di viscerale, quasi una fede. Questa mia visione è confermata anche da molti altri pezzi qui su Beyond Sport, basti pensare alle rivalità che si formano sulla base di divisioni religiose o sociali: i tifosi di quelle squadre trascendono il normale tifo e lo trasformano in qualcosa di più, in un’ accezione neutra. Quanto appena descritto avviene soprattutto nei campionati (di qualsiasi sport) europei o sudamericani, dove vi è una forte identificazione tra la squadra e i suoi tifosi, mentre non avviene ad esempio nei campionati a Franchigie negli Stati Uniti d’ America: qui il tifo è visto in modo completamente diverso, circoscritto all’ evento sportivo in se’ e che non va’ mai oltre ad esso: basti pensare che non esistono ultras dei Bulls o dei Celtics, e che non vi sia alcuna differenza tra i tifosi “occasionali” e quelli più “radicali”. Per portare un esempio pratico, basta osservare una qualunque partita di Eurolega del Panathinaikos, dove la bolgia di tifo si identifica talmente tanto con la squadra che il contesto che si viene a creare ha un’ atmosfera unica, anche se visto dietro lo schermo di un televisore con canti e incitamenti urlati a perdifiato per sostenere la propria squadra.

Se osserviamo invece il pubblico di una partita NBA, anche molto sentita come ad esempio Golden State Warriors – Cleveland Cavaliers (che sono le quadre che si sono incontrate consecutivamente nelle ultime tre Finals), noteremo che nessuno canta, non ci sono striscioni e addirittura è la società sportiva che “suona la carica” durante le partite. I tifosi al massimo si limiteranno a gridare “defense!” quando la loro squadra non ha il possesso. Per sintetizzare in Europa la squadra è la vita, in America la squadra offre uno spettacolo.

Un’ altro aspetto da tenere in considerazione è l’ aspetto territoriale: se in Europa una società calcistica si identifica sempre fortemente con la città in cui essa si è stabilita, creando un forte legame campanilistico con gli abitanti di quel luogo (chi si sognerebbe mai un trasferimento della Juventus da Torino a Milano?), questo elemento manca nei campionati americani, con le franchigie che possono cambiare città e nome se ad esempio una di esse fosse acquistata da un nuovo proprietario che volesse trasferirle in un posto nuovo, come è successo ad esempio ai Seattle Supersonics, squadra NBA ricca di storia e tradizioni che nonostante questo è stata trasferita ad Oklahoma City, divenendo i Thunder e perdendo ogni legame con la città originale. Anche questo elemento contribuisce ad evitare che i tifosi USA si identifichino troppo in una squadra sulla base territoriale, perché se oggi la squadra gioca per la tua città, domani non si sa.

Quanto appena descritto ci porta all’ ultimo punto di questa mia breve trattazione: l’ effetto “Bandwagons”. I bandwagons sono quelle persone, quei tifosi che salgono sul “carro del vincitore” ed iniziano a tifare una squadra quando questa inizia a vincere, ed è un fenomeno non così raro in America: prendiamo la squadra NBA dei Miami Heat, quando per loro giocava LeBron James, uno dei più forti e completi in assoluto degli ultimi 15 anni, la società riuscì a vincere 2 campionati e la American Airlains Arena, dove si svolgevano le partite era sempre costantemente piena.

Quando poi LJ decise di tornare a Cleveland ai Cavaliera, la squadra entrò in “ricostruzione” e ovviamente il suo livello competitivo scese di molto e così anche l’ interesse dei tifosi che si sgonfiò di colpo. Ovviamente quanto appena descritto non vale per tutte le squadre NBA, dobbiamo anche considerare che gli Heat sono una squadra relativamente giovane e con poca storia alle spalle, infatti lo stesso fenomeno non accade in maniera così massiccia ad esempio ai Lakers o ai Celtics, che hanno una storia ben più solida alle spalle. Se guardiamo all’ Europa invece nessun appassionato di pallacanestro europea si potrebbe mai immaginare un palazzetto della Fortitudo Bologna vuoto, nonostante la società oggi milita in A2 e per molti anni sia stata addirittura in serie B, questo perché i tifosi di tale squadra, e in generale i tifosi europei, hanno una concezione molto diversa: la squadra è la fede.
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